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Posts Tagged ‘cielo’

…e il gelo che mi avvolge si scioglie quando incontro i tuoi occhi del colore del cielo a primavera.

Una nuova consapevolezza mi riempie il cuore e si dirama in tutti i capillari e tutte le vene.

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Vorrei tornare a quel giorno di agosto, tu ed io distesi sulla sabbia a guardare il cielo. Te lo ricordi com’era? Quasi blu trapuntato di nuvole soffici bianche come il latte. Quante speranze sotto quel cielo rischiavano di venire infrante.

Ma tu allungasti la mano per prendere la mia, perché tutto avrebbe trovato soluzione, tutto sarebbe tornato com’era prima.

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Andiamo in riva al mare a raccogliere parole come fossero conchiglie,

distesi sotto il cielo blu, coi nasi all’insù a rimirar i gabbiani in volo.

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Mi riempio gli occhi di questa bellezza

come d’acqua le otri.

Sul finire della giornata ammiro stanca questo cielo tingersi di rosso

nel momento in cui il sole sprofonda dentro il mare.

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Il cielo si è spento in un grigio fumo. Nulla a che vedere con l’azzurro del mattino e il sole che il pomeriggio ha scaldato le mie gambe protese oltre il puff del divano.

E’ quell’ora in cui le ombre sono smarrite e c’è ancora abbastanza luce per camminare.

In attesa del buio e dei lampioni che sostituiranno le stelle, nascoste dietro le nuvole.

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In questa giornata desolata

una striscia di azzurro si staglia

come un’isola nel grigio del cielo.

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C’è un trampolino lassù.

E’ un tuffo nel cielo.

Mentre il tuo corpo cade

la tua anima vola via

verso quel blu

di inconsistenza e ignoto.

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La strada costeggiava il litorale in tutta la sua lunghezza.

Sabbia rovente bianca come la via che sta nel cielo

scendeva fino alle acque cristalline del mare.

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Il cielo era di un azzurro fresco, celeste appena lavato.

Si capiva che aveva piovuto e che dopo il temporale era stato ripulito.

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Spirava dal mare. Sostenuto e freddo.

Inspirai la salsedine a pieni polmoni. Bastò un attimo per ritrovarmi in un’altra epoca, un altro mondo, una vita fa.

Un altro me, una lei che lei lo sarebbe stata ancora.

Mi perdevo a fissare le gocce d’acqua che si asciugavano sulla sua pelle scottata dal sole. Mi perdevo tra le ciglia scure dei suoi occhi chiusi per ripararsi dal dolore della luce del mezzogiorno. Mi persi. In quel mare, sotto quel cielo, accanto a lei.

Mondi ora ci dividono.

Distanze ci separano.

Vite che non ci appartengono più.

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