Vedo il freddo del marmo dell’altare
sciogliersi alle parole del sacerdote,
povero essere mortale che spera di convincere noi addolorati
che la vita non ha fine.
I raggi di questa giornata malinconica entrano a forza attraverso le vetrate
ma non rischiarano i nostri dubbi.
Noi restiamo indifferenti col capo chino,
puntato sulle scarpe impolverate
che ci distraggono e portano lontano da quest’omelia.
Vaghiamo nel tempo passato,
alla ricerca di un attimo, un istante, un ricordo,
uno scoglio o solo un appiglio di felicità.
Le porte si spalancano alle nostre spalle
e il grigio getta il suo cono di luce
affinché lo seguiamo e ce ne andiamo da lì.
Lasciamo i banchi di legno con le loro preghiere scolpite sui sedili
e ci tuffiamo nella folla, desiderosi di confonderci con essa
e tra le sue forme indistinte sparire.
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