Il paesaggio scorreva con noncuranza sotto i miei occhi spenti. La luce del pomeriggio mi scaldava il viso rivolto oltre il finestrino, oltre i campi e le case davanti a cui l’auto filava via.
Sprofondata sul sedile tanto quanto lo ero nei miei pensieri, il resto non contava, il tempo non era che una unità di misura a cui una parte di me si sottraeva con facilità. Una sola immagine occupava la mia visuale, un solo momento veniva proiettato avanti e indietro al rallentatore. Gli stessi fotogrammi all’infinito come se ad una più attenta analisi avrei dovuto e potuto capire sin dall’inizio.
O forse no?