Nostalgia canaglia che si presenta in questa giornata di sole a portare un velo di solitudine.
O forse sta strappando questa carta da parati, troppo a lungo usata per nascondere le macchie sul muro.
Posted in Random, tagged canaglia, carta da parati, giornata, idee, immagini, luce, muro, nascondere, nostalgia, parole, random, sole, solitudine, velo on ottobre 6| Leave a Comment »
Nostalgia canaglia che si presenta in questa giornata di sole a portare un velo di solitudine.
O forse sta strappando questa carta da parati, troppo a lungo usata per nascondere le macchie sul muro.
Posted in Random, tagged crollare, disfatta, guerra, mondo, muro, parole, pezzi, polvere, random, sconfitta, sgretolarsi on marzo 15| Leave a Comment »
Posted in Spezzone, tagged abbraccio, costole, libertà, mente, muro, parole, pensieri, pioggia, spezzone 3, spina dorsale, verità, voce on gennaio 8| Leave a Comment »
Stava lì, seduta su una sedia contro il muro di intonaco bianco. Le gambe abbracciate con forza fino a far spuntare tutte le costole sulla schiena, con la spina dorsale in mezzo, in bella vista.
– Cosa pensi?
– Chi è?
– A cosa stai pensando?
– Chi è che parla, c’è nessuno?
Si voltò di scattò, sicura di non aver sentito passi avvicinarsi. E allora da dove proveniva quella voce? Si alzò con circospezione e andò a controllare le imposte e la porta principale. Tutte chiuse. Tutti i pomelli delle finestre erano agganciati a dovere, la chiave nella toppa dell’ingresso era girata. Era sola. Non c’era nessuno. Si guardò a destra e a sinistra. Nessuno. Tornò alla sedia, con i piedi nudi contro il freddo pavimento. Lentamente alzò una gamba e poi l’altra e le strinse nuovamente in quell’abbraccio disperato. E la voce riprese.
– Diamine, a cosa pensi?
– A niente.
Rispose anche se non sapeva a chi o a cosa.
– Bugiarda.
– Non è vero.
– Invece sì e lo so per certo.
A qualcosa stava pensando, era vero, ma come poteva quel qualcosa saperlo? Chiuse gli occhi fino a vedere nero che più nero non si può e la voce allora riprese.
– Sii sincera almeno con te stessa.
– Cosa vuoi da me?
Gridò al limite della sopportazione.
– Urla al muro la verità, almeno sarai libera.
– Io sto bene.
– No.
– IO STO BENE.
– No. Non ti costa niente un minuto di verità.
Rivoli cominciarono a scendere dai condotti lacrimali, prima lentamente poi copiosi come fiumi in piena. La schiena sussultava sotto i colpi dei singhiozzi. Non poteva star bene, decisamente no. E quella voce lo sapeva. Perchè nessuno se ne accorgeva, nessuno tranne quella voce?
– Allora, hai deciso?
– Non sto bene.
– Più forte.
– IO NON STO BENE.
Il petto oscillava pericolosamente in su e in giù per lo sforzo di cercare aria; i polmoni erano alla disperata ricerca di ossigeno, resa difficile dalla furia del pianto.
– IO NON STO BENE.
Urlò di nuovo, a sentirla solo le pareti nude di una stanza vuota. Rimbombò il grido che si spezzò contro la porta a vetri. Si frantumò in mille pezzi.
– Ora va bene. Il minuto di sincerità è terminato.
– Ehi dove vai?
– Torno a dormire negli angoli più bui della tua mente.
I singhiozzi diminuirono. Si passò le mani sul viso per asciugarlo dalle lacrime e fissò le gocce che cadevano dalle unghie.
E pensò che piangere ha uno strano potere. E’ come la pioggia che pulisce.
E come la pioggia è altrettanto umido e grigio.