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Posts Tagged ‘strada’

Sembrava un quadro del periodo blu di Picasso questa mattina d’inverno: blu il cielo, blu gli alberi, blu il terreno e la strada.

Una nebbia, leggera come un velo da sposa, offusca la vista, rende tutto più delicato, quasi come una carezza che la Natura, così spesso matrigna, fa ai suoi bistrattati figli.

In una mattina così calma, di profondo silenzio fuori e dentro di noi, sembra impossibile che in realtà, il mondo sia in subbuglio, che l’odio dilaghi tra le genti, che la manipolazione delle vite di milioni di cittadini passi inosservata, a tratti sia concessa e confermata essere legittima da chi, quei cittadini li dovrebbe tutelare e difendere.

Ma la Natura non sa e pian piano si fa giorno.

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Capiamo che è la strada sbagliata

quando ormai è troppo tardi per tornare indietro.

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La strada costeggiava il litorale in tutta la sua lunghezza.

Sabbia rovente bianca come la via che sta nel cielo

scendeva fino alle acque cristalline del mare.

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Se ci sono due metà al mondo che si troveranno nonostante gli ostacoli, quelle siamo noi.

Perché siamo come lucciole nella notte, puntini luminosi ad indicare la strada al cuore, scie che non si spegneranno mai.

Ci ritroveremo; ci riconosceremo senza bisogno di guardarci.

E sarà come se non fosse passato nemmeno un giorno.

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Non piangere è distruttivo.

Vorrei riuscire a liberarmi di questo dolore e invece si è annidato, si è aggrovigliato attorno al cuore rendendolo di pietra.

C’è come un freno che mi impedisce di lasciarmi andare.

E’ un fardello che vorrei gettare all’angolo di una strada per proseguire con la dovuta consapevolezza ma senza conti in sospesi.

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Prenderai la mia mano tesa, di sangue intinta,
e la stringerai al tuo volto smarrito?
La perdonerai per ciò che ha fatto
e comprenderai il bisogno di silenzio perpetuo
che l’ha costretta ad agire?

Se ti giurassi che ho cercato un angelo lungo la strada,
il buon samaritano che cede le sue vesti strappate a chi è nudo,
che ho così incrociato gli sguardi dei passanti
per chiedere aiuto con occhi così appannati da ricordare la pioggia che batte fredda su finestre avvolte da tepore sopito,
ma essi,atterriti alla visione del mio volto trasfigurato,
sono fuggiti con le vesti tra le gambe
come quando la morte bussa alla porta
e non hai ancora finito di preparare la valigia e di salutare tutti,
mi accoglieresti tra le tue braccia?

La pietà non era della Terra la più diffusa delle qualità
e altro non mi è rimasto se non lasciarmi tutto quel peso alle spalle.
Farlo cadere è stato semplice, talmente liberatorio che avrei dovuto trovare il coraggio tempo addietro.
Soprattutto perché vederti accorrere alla mia volta
mi riempie il cuore di quella gioia che ti sei portata via intraprendendo il tuo viaggio.

Troverai, tu così devota, una breccia nella Grazia eterna per farmi aprire i dorati cancelli ?
So che farai del tuo meglio e molto di più.
Intanto stringi la mano insanguinata e prometti che non la lascerai più.

 

]old

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Pesa

l’indifferenza

che il mondo ti riserva;

stordisce i sensi

ritrovarsi invisibili

agli occhi degli altri;

ferisce

come tante spine

non poter lasciare

la strada che la notte ti toglie il sonno.

 

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Mi sto ingoiando il cuore
anche se non ho fame,
si sta spezzando il rumore
dentro di me del mare,
contro scogli s’infrangono le onde sonore
sbattono in silenzio
fino a scomparire mentre bevo assenzio,
veleno per zittire
una voce che vuol farmi ammattire,
per calmare il tic tac di un orologio infame
che trivella fino a farmi male,
un dolore costante
che diventa gigante,
come una grotta senza via d’uscita
e non so come farla finita.
Uscire da quest’inferno,
eterno,
è un’impresa per eroi
ben più forti di noi.
Senza una bussola ad indicare la strada
non so dove andare, resto ferma qualunque cosa accada.
E il martellare diventa un ronzio
nelle orecchie, un grido faccio mio
“Aiutami, non so più cosa fare io.”

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